In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, sabato 29 e domenica 30 settembre 2012 la Collezione Branca di Milano organizza l’apertura straordinaria del Museo, di alcuni reparti produttivi e delle cantine. Ne parliamo con Marco Ponzano, curatore della Collezione Branca.

 

Elisa Fulco: Dall’inizio dell’anno ad oggi avete registrato oltre 1.500 visitatori, che su prenotazione hanno chiesto di poter visitare la Collezione Branca. I numeri sono molto alti. Su quali elementi di comunicazione puntate per rendere “attraente” la storia dell’azienda?

Marco Ponzano: Non usiamo particolari mezzi di comunicazione, siamo visibili sul nostro sito e su quello di Museimpresa. Il passaparola delle persone che sono state in visita ci premia. Attrae e affascina la storia della nostra Azienda, fondata ancor prima dell’unità d’Italia nel 1845. Le visite di circa 20/25 persone per volta sono esclusivamente guidate, ma è un termine che non mi piace, preferisco accompagnate. Per noi ogni visitatore è un nostro ospite e deve essere accolto con la massima attenzione. In Branca non interessa il numero dei visitatori ma la qualità del rapporto che si instaura con chi viene a conoscere la nostra storia. Una dimostrazione, la durata di ogni visita è di circa un’ora e mezza.

EF: Che tipo di pubblico visita la vostra collezione?

MP: A visitare il museo vengono addetti del settore, come barman o gestori di locali, sia nazionali che internazionali, o piuttosto gruppi di amici. Nell’ultimo periodo si è assistito ad un forte incremento delle scuole,  degli istituti professionali – scuole alberghiere, licei artistici, agenzie di pubblicità  –  ma anche di Università come la Bocconi o il Politecnico di Milano. Annualmente contiamo sulla presenza degli studenti del Master di Publitalia con visite anche da università straniere. Da sette anni, ospitiamo nel mese di Marzo degli argentini dell’Università di Ingegneria di Còrdoba. Proprio in questi giorni sto pianificando un calendario per delle visite con un tour operator per dei gruppi provenienti dal Giappone  e con l’Ufficio Relazioni della Presidenza del Consiglio Comunale del Comune di Milano,  nell’ambito degli scambi tra città gemellate, accoglieremo gruppi di studenti da licei esteri. Per agevolare le visite di privati, che lavorano durante il giorno, o enti del turismo, apriamo a volte le nostre porte anche il sabato mattina e in molti casi durante la settimana, di sera alle ore 21.00.

EF: Di recente avete partecipato al progetto di Assolombarda “Ti racconto un’impresa” con gli studenti del Liceo Artistico Orsoline di Milano in veste di fotografi per rappresentare l’azienda oggi. Sembra crescente l’interesse da parte dei giovani per il mondo produttivo e aziendale.

MP: È stata un’esperienza inaspettata. Ho parlato molto con i ragazzi che spesso sono alla ricerca del contatto umano. Sono curiosi di scoprire i visi delle persone che lavorano in un’azienda, gli attrezzi usati, la tecnologia, ma anche i profumi e gli odori che ci sono in un’azienda. In questa epoca multimediale è sempre più forte l’esigenza dei giovani di scoprire cosa c’è dietro ad un prodotto, che solitamente vedono in uno scaffale di un supermarket o come nel nostro caso anche in un bar.

EF: Il vostro percorso si snoda tra storia delle erbe, comunicazione d’impresa e oggetti e prodotti di conservazione dello storico Fernet Branca. Quali sono gli oggetti più rappresentativi della vostra storia d’impresa?

MP: Non c’è un oggetto in particolare, è tutta la nostra storia che ci rappresenta. Sicuramente il nostro tratto distintivo è la cultura degli speziali rimasta invariata da oltre 160 anni.

EF: La collezione Branca è ospitata all’interno della Fratelli Branca Distillerie nello storico stabilimento produttivo, ancora rigorosamente in funzione. In che modo interagiscono azienda e museo?

MP: Il motto Aziendale “Novare Serbando”, consente al visitatore di rendersi conto che ad essere cambiate nel tempo sono soltanto le dimensioni di alcuni reparti produttivi o delle cantine. La Collezione Branca racconta la continuità tra il passato e il presente aziendale. Per esempio, il dissolutore in rame di fine ‘800 esposto in collezione è usato ancora oggi nella variante in acciaio all’interno del processo produttivo. In collezione si trovano immagini storiche (calendari dal 1886, gli annunci pubblicitari e le affissioni), che pur raccontando epoche diverse mostrano ancora tutta la loro attualità. Non s’inventa nulla senza avere l’umiltà di guardare lo storico.  Solo dal passato si traggono le informazioni/idee per il futuro e si evita di rifare errori.

EF: A differenza di altre imprese la vostra è una storia di famiglia che dura da cinque generazioni, dal 1845. Quali valori ha voluto trasmettere con l’apertura della collezione?

MP: Far conoscere la cultura aziendale e la storia imprenditoriale con le sue scelte generazionali. Troppe volte si sente parlare di “eccellenza del made in Italy” e magari non  si conosce cosa ci sia dietro ad una realtà aziendale: la sua storia, il perché della nascita di un prodotto, le ragioni della sua evoluzione ed espansione nel mondo.

EF: Quanto conta il fattore di continuità familiare nella produzione e nella comunicazione aziendale?

MP: È vitale! Questi passaggi generazionali permettono di mantenere la riservatezza ed il segreto della formula di tutta la gamma dei nostri prodotti. Essere ancora presenti nell’unità produttiva attiva da oltre 100 anni ci fregia, con orgoglio, di essere ancora ben radicati nel territorio d’origine.

EF: Esistono delle formule segrete che si tramandano da generazione in generazione?

MP: Ovviamente sì. Nella mostra fotografica realizzata dai ragazzi del Liceo Artistico Orsoline, si vede il nostro Presidente, il Cav. Niccolò Branca, che simula la pesatura delle erbe/spezie. Ecco, solo in quel caso ha simulato. Ancora oggi quando è necessario effettuare la pesatura di alcune spezie per dei lotti di produzione, solo lui accede in un locale apposito. Lui stesso si è definito un “alchimista“ con i ragazzi del liceo, un termine che trovo ben appropriato.

EF: Che importanza gioca la Collezione Branca nella percezione del marchio all’estero.

MP: Le nostre delegazioni o distributori esteri, ammirano e toccano con mano gli oltre 160 anni di storia. Cito la nostra filosofia aziendale: “non si vuole stupire con effetti speciali, la nostra storia e quanto è esposto,  già bastano per stupire”.  Non è presunzione, ma sono i commenti che poi sento al termine di ogni visita o le email che ricevo dai visitatori entusiasti.

EF: Il materiale conservato nella collezione è usato in chiave marketing per la promozione internazionale?

MP: Sì, certo. Molto del materiale di comunicazione o di supporto alle vendite, con immagini storiche esposte alla Collezione Branca, viene utilizzato sia  in Italia che per promozioni nel mercato internazionale.

EF: Un legame inscindibile lega il marchio Branca a Milano, con la famosa Torre Branca che domina la città. Come risponde la città alle vostre iniziative?

MP: L’azienda Branca è sempre stata attenta alle esigenze della città di Milano. Partecipò al restauro della Scala dopo i bombardamenti del 1943 . Ha sponsorizzato la mostra ANNI 30 a Palazzo Reale nei primi anni 80. Nel 1985 firmò una concessione con il Comune di Milano per il restauro della torre del Parco Sempione, disegnata nel 1933 da Gio Ponti e aperta ufficialmente al pubblico nel 2000 con il nome Torre Branca.  È un polo di attrazione fortissimo per i milanesi e per i turisti. Circa 1.500 persone al mese salgono in quota 99 metri per ammirare Milano dall’alto. Il bar ristorante situato alla base della torre è uno dei locali più ambiti dal pubblico, per cenare o per trascorrere la serata. Al suo interno si organizzano tantissimi eventi, anche a scopo benefico. È assolutamente un luogo simbolo della città di Milano, come conferma il numero sempre crescente dei visitatori.

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