Nel gennaio 2012 il Museo e l’Archivio Ducati hanno ottenuto il riconoscimento di interesse storico e culturale da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali– Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna. Livio Lodi, curatore del Museo Ducati, ci racconta la storia di questo importante traguardo.

 

Elisa Fulco: Quando ha avuto inizio il recupero della storia della Ducati?

Livio Lodi: L’inaugurazione del Museo Ducati nel 1998 è stata l’occasione per studiare e ripercorrere le origini della Ducati, spinti anche dal successo mediatico del Museo. Avevamo creato una bella scatola, un contenitore, che bisognava far vivere con sempre nuovi contenuti. Siamo partiti dalla ricerca delle moto da esporre per poi ricostruire tassello dopo tassello tutto il mondo della Ducati. Da 11 anni come un archeologo sto recuperando gli aspetti noti e meno noti della storia aziendale che non è fatta soltanto di moto e di gare. Il riconoscimento storico e culturale dell’archivio e del Museo premia tanti anni di lavoro e ci spinge a proseguire. C’è ancora tanto da raccontare.

EF: In che modo dialogano nel Museo Ducati documenti d’archivio con le rosse Ducati?

LL: Il museo è costruito su più livelli di comunicazione. Sicuramente il grande casco rosso attorno al quale girano le 45 moto dell’icona Ducati è il nucleo centrale da cui si dipartono sette stanze tematiche, gli approfondimenti. All’interno di queste sale si può scoprire qualcosa di più della storia e della progettazione delle moto, attraverso documenti cartacei e disegni tecnici delle moto.

EF: Che tipo di legame esiste invece tra Museo e azienda?

LL: Per noi l’azienda e il Museo sono parte di un medesimo racconto. Lo stesso archivio è condiviso. La parte di ricerca storica è affidata al Museo, così come il database delle immagini, la parte dei disegni è affidata all’ufficio tecnico che li utilizza in parte come fonte di ispirazione per nuovi modelli. La raccolta delle testimonianze orali e video dei protagonisti della storia Ducati riveste chiaramente interesse per tutti noi.

EF: Che strategia adottate per comunicare la vostra storia all’esterno?

LL: Il compito più difficile, ma anche più ambizioso, è proprio quello di veicolarla in modo stimolante e non noioso, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni. Oltre che sul Museo, abbiamo lavorato moltissimo sull’aspetto ludico della nostra storia attraverso il web. Abbiamo utilizzato video storici, immagini, bozzetti, proprio per trasmetterla in chiave comunicativa, anche attraverso i principali social network. Questo non significa che venga meno l’approfondimento, anzi, l’obiettivo è proprio quello di creare un contesto, una cornice in cui collocare le vittorie e l’evoluzione meccanica delle rosse Ducati, e non solo.

EF: Il Museo Ducati è all’interno del progetto di Motor Valley, la rete di musei di moto e auto della Regione Emilia Romagna. In che modo valorizzate il legame tra Ducati e il territorio di appartenenza?

LL: Per noi il legame con il territorio è fondamentale, la Ducati è radicata a Borgo Panigale e rappresenta perfettamente la cultura motociclistica di questa regione.  Per noi cultura motociclistica è una parola chiave perché racchiude tutti i valori e i fattori che hanno fatto grande una piccola azienda: tradizione, rapporto con i dipendenti, ricerca e sviluppo. Lavoriamo con passione, umiltà e ambizione ricercando l’eccellenza. Siamo una fabbrica di moto e non solo, come ben raccontano le nostre origini. Basti pensare alla Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, fondata nel 1926 dai fratelli Ducati, che nel 1935 si è trasferita nell’attuale sede di Borgo Panigale.

EF: Cosa vi ha spinto a organizzare visite guidate al Museo mostrando anche il reparto produttivo della vostra azienda?

LL: Sicuramente le richieste da parte dei visitatori e la coscienza di quanto sia emozionante per loro ripercorrere nel museo la storia della moto che amano, con in più la possibilità di conoscere il luogo dove fisicamente vengono prodotte. Anche lo scambio tra museo e azienda contribuisce alla costruzione dell’identità del marchio Ducati.

EF: Come gestite il flusso di visitatori?

LL: Chiaramente c’è dietro un’organizzazione vera e propria, che prevede la prenotazione della visita. I tour sono giornalieri e in diverse lingue, e devono rispettare gli orari di lavoro della fabbrica. Il successo è tale che il nostro investimento è assolutamente giustificato. Dal 1998 ad oggi abbiamo accolto più di 600.000 persone.

EF: Chi sono i vostri visitatori?

LL: È un pubblico molto vario. Dai bambini agli studenti di ogni grado, dagli appassionati di moto, del marchio, o del design, sino alle famiglie dei dipendenti, e chiaramente  anche degli ex dipendenti.

EF: Oltre alle visite guidate che tipo di attività porta avanti il Museo Ducati?

LL: Oltre al recupero della storia aziendale, ci sono le mostre da preparare per scandire le ricorrenze e le vittorie. Nonché prestiti, eventi e esposizioni per portare in giro la storia del Museo. E poi ci sono progetti specifici, come la realizzazione del dvd della storia Ducati, pubblicato due anni fa, che ci hanno occupato a lungo. Di recente abbiamo organizzato una mostra itinerante in tre diversi autodromi con dieci moto icone della Ducati per festeggiare i 40 anni dalla vittoria di Paul Smart alla 200 Miglia di Imola del 1972 con la “750 Imola”.

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