L’11 Giugno è stata inaugurata una nuova area del Museo Ferrari e tre nuove mostre, ce ne parla Antonio Ghini, direttore del Museo.

Elisa Fulco: L’inaugurazione del Museo Ferrari porta con sé numerose novità. Qual è il modello museale a cui vi state ispirando?
Antonio Ghini: Museo è una parola  ambigua dal punto di vista semantico. Rimanda alla storia, agli oggetti da conservare e ricordare, ma anche a una realtà polverosa. Come spesso capita nei musei, anche italiani, ci sono incredibili patrimoni lasciati dormienti, che attendono di essere risvegliati, nell’indifferenza generale. Il Museo Ferrari offre una visione alternativa a questo concetto di museo e mette il visitatore al centro. Come recita la scritta all’ingresso della nostra struttura di Maranello, “Vivi il sogno”, lo incita ad avere una visione attiva e partecipata del Museo. Lo spinge ad entrare nella realtà Ferrari, che, proprio perché non è accessibile realmente a tutti, si presta ad essere raccontata come esperienza: vivi il passato, ma anche vivi il presente e, perfino, guida tu stesso una Formula 1.

EF: Il Museo con i suoi 37.800 visitatori nel mese di maggio e i quasi 300.000 annuali rappresenta un caso di successo. Quali sono i fattori vincenti?
AG: Il museo è incentrato su un modello di marketing contemporaneo, in cui nulla può essere lasciato al caso. Il primo punto da considerare è la location di Maranello, lontana dai centri storici e da luoghi turistici consolidati. Chi viene sin qui lo fa solo per noi e non possiamo permetterci che se ne vada insoddisfatto. Dobbiamo offrire ciò che i visitatori si aspettano affinché queste stesse persone ritornino.  Per questa ragione costruiamo un’offerta completa, che tenga conto dei target differenti, in cui tutti trovino elementi di soddisfazione, appassionati, famiglie, curiosi.  Oltre alla collezione permanente e alle mostre temporanee, il Ferrari Store e la caffetteria completano l’esperienza del visitatore, permettendo contemporaneamente la sostenibilità dello stesso museo.

EF: Tre nuove mostre, nuovi arrivi nella collezione permanente, due simulatori di Formula1,  con che logica avete costruito queste differenti proposte?
AG: Tutto è pensato nella logica di far dialogare passato e presente, rileggendo in maniera creativa la storia, il  design, la cultura d’impresa e l’attuale visione aziendale.  La stessa collezione permanente che ospita rarissimi modelli Ferrari, per la prima volta espone anche una macchina unica, La Ferrari, appena presentata, della quale saranno costruiti appena 499 esemplari destinati a disperdersi nel mondo intero, ancora sconosciuta ai più.  Le mostre di questo momento sono sulle Supercar, da pista e da strada, affiancate alle Formula 1 che le hanno ispirate nel tempo. Poi la mostra La Ferrari e il cinema, in cui scoprire i film dagli ani Cinquanta ad oggi, nei quali la Ferrari appare come protagonista. In fine la sala che presenta modelli sconosciuti del mondo Ferrari: i così detti mulotipi, macchine usate esclusivamente per la sperimentazione dei futuri modelli, dal design ben nascosto, che per lo più viaggiano solo di notte, svelati per la prima volta al pubblico.  Altra opportunità straordinaria, la presentazione di fianco all’ultimo modello di Supercar presentato a Ginevra, degli altri due prototipi scartati nella fase finale di scelta, ma rappresentavi della ricerca e dello stile Ferrari. Un sogno per gli appassionati Ferrari e per chi ama l’arte e l’armonia.

EF: Dal simulatore al Red Campus il tema dell’esperienza resta centrale nel vostro approccio.
AG: Assolutamente sì. Sappiamo quanto importante sia la simulazione di un’esperienza, sia essa la guida fisica della Formula 1, o l’acquisizione di prestazioni, anche mentali, che scaturiscono per esempio dal team building.  Basti pensare alla capacità di fare squadra in condizioni estreme, come il cambio gomme da effettuare in tre secondi.  Il Red Campus è una proposta pensata proprio per i giovani, dalle scuole medie all’Università, costruita su temi specifici (aerodinamica, motori, lavori in team), che pensiamo di proporre anche agli adulti. Abbiamo spazi dedicati per convention e presentazioni aziendali in cui in un futuro prossimo sarà possibile inserire anche questi percorsi formativi.

EF: In questa varietà di offerta che spazio occupa la famiglia?
AG: Contrariamente alla percezione generale, la famiglia è il nostro target principale, che accompagniamo all’interno della visita con proposte dedicate, comprese le visite guidate ai bambini, pensate per apposite fasce d’età e adeguate al loro linguaggio.

EF: Che ruolo occupa l’archivio e il recupero della storia nella costruzione della collezione e nell’ideazione di mostre temporanee?
AG: La ricostruzione della storia e la sua traduzione in progetti espositivi è il tema centrale del nostro lavoro al Museo. C’è una forte consapevolezza che tutto quello che non viene archiviato e letto in tempo reale domani potrebbe non esistere più. Lo sforzo è quello di offrire un contributo serio alla composizione della vera storia della Ferrari, che  è innanzitutto una storia di cultura del bello e della tecnologia. Il lavoro svolto per il Ferrari Magazine, che dirigo da cinque anni, è stato ed è di grandissimo aiuto, perché ci spinge a ricercare i contributi migliori e originali per rileggere da diversi punti di vista l’universo Ferrari: cultura d’impresa, design, stile.

EF: Quanto è importante per il Museo Ferrari essere dentro il network regionale Terra di Motori?
AG: Sicuramente è importantissimo essere in una terra in cui ci sono delle eccellenze produttive e una vocazione motoristica unica in Italia.  Come nelle migliori orchestre, occorrerebbe però che ci sia un direttore a guidare il tutto. Sappiamo di essere il primo violino, e questo ci onora, ma un’orchestra ha bisogno di una regia costante capace di tenere insieme i diversi componenti. E’ un progetto che meriterebbe ben altro successo.

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