Sino al 27 aprile le Gallerie d’Italia ospitano la mostra Lo «“stile italiano”». Luca Beltrami per la Banca Commerciale Italiana. Ne parliamo con Francesca Pino, direttrice dell’Archivio Storico di Banca Intesa Sanpaolo e Serena Berno, curatrice della mostra.

 

ELISA FULCO: Come è nata l’idea della mostra?
FRANCESCA PINO: La mostra nasce dalla sinergia tra le varie sezioni Heritage del Gruppo Intesa Sanpaolo. Dalla comune volontà di valorizzare e raccontare attraverso una mostra storica di fotografie come è nata una delle sedi ‘icona’ del Gruppo bancario, così da confrontare le testimonianze del passato con l’attuale sede del museo, contando sul corposo materiale conservato nell’Archivio Storico, e sulla collaborazione con i Beni Archeologici e Storico Artistici. Un’occasione per rivisitare a distanza di un secolo dalla sua apertura, avvenuta nel 1911, una sede che in linea con lo spirito del tempo non era mai stata inaugurata, nonché un omaggio a Luca Beltrami che ha saputo rappresentare lo “stile italiano” della Banca Commerciale, trasmettendo attraverso l’architettura del Palazzo l’immagine di una Banca moderna ed affidabile.

ELISA FULCO:  Come si sviluppa la mostra fotografica?
SERENA BERNO: La mostra ricostruisce il contesto urbanistico in cui opera l’architetto Luca Beltrami, e nel quale nacque la sede della Banca Commerciale, le  sue opere, rilette dai fotografi suoi contemporanei che hanno documentato il suo lavoro: dalle demolizioni alla costruzione del Palazzo Comit, sino ai dettagli architettonici e di arredo degli interni.  Non a caso la mostra si avvia con una riproduzione del piano regolatore steso da Cesare Beruto nel 1884, che mostra vie, piazze e luoghi del centro di Milano nel pieno del cambiamento. Dalla mappa del Beruto, come una finestra sulla città, si apre un video storico realizzato con fotografie e filmati provenienti da molteplici archivi, che ricostruisce i principali interventi urbanistici della Milano postunitaria. Ad arricchire il racconto ci sono documenti, articoli di giornale, e filmati riprodotti su touchscreen.

ELISA FULCO: Che tipo di narrazione avete adottato per rendere il racconto più coinvolgente per il visitatore?
SERENA BERNO: Al centro dell’esposizione ci sono oltre 60 fotografie storiche. La prima parte della mostra è un racconto cronologico del cantiere, con sorprendenti foto inedite, la seconda propone un percorso descrittivo del palazzo, accostando, in un dialogo possibile, la lettura di tre fotografi del passato – Achille Ferrario, Luca Comerio e Gigi Bassani– e la visione contemporanea di Gabriele Basilico. Accanto, la mostra è scandita dai disegni, originali e riprodotti di Luca Beltrami, che esponiamo in riproduzione su quello che chiamiamo “Il tavolo dell’architetto” per un confronto diretto tra progetto e opera realizzata: con l’utilizzo di semplici espedienti grafici il visitatore è indotto a ricostruire le corrispondenze e i cambiamenti tra passato e presente dell’edificio.

ELISA FULCO: La mostra è accompagnata da un Quaderno fotografico, il secondo della collana dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo. Cosa vi ha spinto a valorizzare i fondi fotografici della vostra collezione?

FRANCESCA PINO: Come obiettivo abbiamo proprio quello di proporre attraverso i nostri fondi fotografici “un pensare con lo sguardo”, tenendo insieme estetica, realtà e interpretazione. L’essere i depositari di una storia ‘al plurale’ in cui fotografie, fonti iconografiche e documenti dialogano tra loro all’interno dell’Archivio Storico, ci ha spinto a voler restituire la complessità di queste letture in quaderni dedicati. In questo caso c’era inoltre il desiderio di mostrare al grande pubblico il materiale della sezione fotografica, sfruttando l’occasione unica di portare nelle Gallerie d’Italia una ricerca che racconta proprio la storia del palazzo che ospita le collezione d’arte di Intesa Sanpaolo.

ELISA FULCO: Dalle pubblicazioni più specialistiche siete passati ai quaderni fotografici e adesso anche a delle mostre. Come immaginate il futuro dell’archivio e il rapporto con le Gallerie d’Italia?
FRANCESCA PINO: Proseguiremo con l’archiviazione e lo studio dei documenti, con la consapevolezza che ci sono ancora tanti possibili temi da poter sviluppare anche attraverso progetti espositivi. Ci piacerebbe in un futuro prossimo lavorare sul tema del viaggio nei Paesi esteri, proprio attraverso le memorie e le testimonianze di uomini di banca. Per adesso siamo felici di questa esperienza  che ci fa fatto dialogare con le diverse anime del Gruppo, e che ha avuto le Gallerie d’Iitalia come naturale punto di approdo di una ricerca storica e fotografica insieme.

ELISA FULCO: I prossimi appuntamenti?
FRANCESCA PINO: Oltre alle visite guidate, il 20 febbraio presenteremo il secondo Quaderno fotografico dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo (Serena Berno e Francesca Pino, Il palazzo Comit di Luca Beltrami. Fotografie fra testimonianza e interpretazione (1905-1990). A marzo invece organizzeremo un incontro seminariale sulla fotografia storica e di architettura, nella storia e nella contemporaneità.

ELISA FULCO: Oggi si parla molto di cultura d’impresa, di memoria e di storia. Come è cambiata la percezione dell’archivio negli ultimi anni?
FRANCESCA PINO: Sicuramente è aumentato l’interesse per la componente Heritage della cultura, sentita come memoria collettiva che riguarda tutti, i singoli cittadini e non soltanto gli specialisti. Non a caso sono aumentate le donazioni dei privati, come pure il numero di persone che consulta i documenti del nostro archivio in sede e online. Così come ci sorprende l’affluenza dei visitatori dell’attuale mostra fotografica: le prenotazioni ci dicono che le presenze sono ben oltre le nostre aspettative. Segno di un interesse impensabile sino a pochi anni fa.

ELISA FULCO: Quali sorprese può riservare l’archivio di una banca? E il vostro che tipo di storie conserva?
FRANCESCA PINO: II nostro offre un percorso trasversale e multidisciplinare attraverso cui ricostruire la storia del nostro paese, a partire dalle scelte politiche e culturali della classe dirigente. Un grosso sforzo è proprio quello di raccogliere le lettere, le memorie e gli scritti, editi e inediti, delle figure chiave della nostra banca, a volte persino le loro biblioteche, in quanto la stessa disponibilità dei libri diventa occasione per comprenderne la formazione. L’archivio, oltre alle carte, ai fondi fotografici e a quelli audiovisivi, possiede una nutrita sezione di  materiale pubblicitario, grafica ed oggetti (a volte vere e proprie opere d’arte), che insieme raccontano un contesto che merita di essere conosciuto.

ELISA FULCO: L’idea di archivio è legata al passato, alla storia, con che criteri archiviate il presente?
FRANCESCA PINO: Si cerca di preservare i documenti fondamentali correnti, per gli utenti del futuro. Riteniamo che, a differenza del passato, la contemporaneità non possa essere studiata esaustivamente; è necessaria una giusta distanza, trent’anni almeno, per poterla guardare con obiettività.

 

 

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